Inizia a muoversi qualcosa sotto il cielo d’Israele a meno di cinquanta giorni dalle elezioni. Per ora la sfida si gioca molto sui social network e a suon di canzoni. Intanto la Commissione elettorale centrale di Gerusalemme ha reso noto il numero degli aventi diritto di voto alla tornata del 17 marzo: 5.881.696 persone potranno esprimere la loro preferenza. Nel 2013 l’affluenza definitiva è stata del 67,7 per cento.
L’ultimo sondaggio – La principale tv privata, Canale 2, ha mostrato l’ultimo sondaggio in ordine di tempo su chi, secondo gl’israeliani, dovrebbe guidare il Paese (qui lo speciale). A livello di partiti il blocco di centro-sinistra (chiamato «Blocco sionista») – formato dai partiti Labor (guidato da Isaac Herzog) e Hatnua (guidato da Tzipi Livni) – batterebbe il Likud di Benjamin Netanyahu, premier uscente, 26 seggi (su 120 totali alla Knesset, il parlamento) a 23. Seguono Jewish Home (Naftali Bennett) 15 seggi, il blocco dei partiti arabi con 12, Yesh Atid (Yair Lapid) 9, Kulanu (Moshe Kahlon) 8, Israel Beitenu (Avigdor Lieberman) 7, Shas (ultraortodossi) 7, United Torah Judaism 7, Meretz (sinistra) 6. Insomma: se così dovesse essere sarà caos coalizioni. A livello di leadership è Netanyahu che scavalcherebbe Herzog con il 44,4 per cento delle preferenze contro i 35,4 del volto del centro-sinistra.
Qui Likud – Dopo aver tolto il video (ne abbiamo parlato qui) perché usava under 15enni a scopi elettorali il partito del primo ministro stavolta prende in giro – con un cartone animato (sopra) – direttamente i due leader del centro-sinistra (Herzog e Livni, i quali, in caso di vittoria, governerebbero a rotazione). Nel filmato si prende in giro proprio questo tandem e la «rotazia»: i due volti si vedono seduti di fronte al telefono rosso (quello delle emergenze) che a un certo punto suona. È Obama. Ma nessuno dei due alza la cornetta perché continuano a dirsi l’un l’altro «Tocca a te», «No, tocca a te», «Avevamo deciso per la rotazione». Così, fino alla fine. Fino a quando il telefono smette di squillare. E compare la scritta: «Nel momento della verità, Netanyahu».
L’anti-Netanyahu – Il quotidiano Haaretz, nella sua versione ebraica, scrive che Jeremy Bird, capo a livello nazionale della campagna elettorale di Obama nel 2012, ex vice direttore nazionale dell’associazione (pro Obama) «Organizing for America» (e tanto altro), si sposterà – momentaneamente – in Israele, da Washington – per gestire «una campagna elettorale contro Netanyahu fuori da Tel Aviv». I finanziamenti anti-Likud, secondo Haaretz, sembrano provenire fuori dallo Stato ebraico. Bird prenderà quindi una pausa dalla campagna di Hillary Clinton.
Qui Jewish Home – Campagna acquisti, è proprio il caso di dirlo, per Naftali Bennett: la formazione di destra ha «ingaggiato», pardon, candida Eli Ohana, ex famosissimo calciatore del Beitar Gerusalemme. «Senza nessuna esperienza politica», fanno notare i più maliziosi, «ed ex sostenitore del Likud di Netanyahu». Ohana sarà inserito – secondo quanto rivelato da Canale 2 – tra i primi dieci nella lista guidata da Bennett.
Qui Yesh Atid – Con il motto «Combattere per il nostro Paese» il leader Yair Lapid, ex ministro delle Finanze con Netanyahu, ha avviato la sua campagna elettorale da ieri sera. Tra i candidati ci sono Haim Jelin (al numero sette in lista) capo del Consiglio regionale di Eshkol, Elazar Stern (numero 12) ex Idf, l’esercito israeliano ed ex deputato di Hatnua, il partito di Tzipi Livni. Ma anche Zehorit Sorek (19 in graduatoria) attivista ortodosso per i diritti Lgbt.
Qui Meretz – Nemmeno la sinistra-sinistra sta ferma in queste ore. È diventato un vero tormentone il video-spot «Voglio Meretz al governo» (sopra): in un matrimonio – decisamente noioso – la musica cambia e tutti, compreso il leader (vero) Zahava Gal-Or iniziano a cantare insieme per il proprio partito. «Tutto è possibile – recita il messaggio – è una questione di scelte».
© Leonard Berberi