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La carica dei 200

(foto Shmulik Grossman / Ynet)

Più che un affronto sembra una dichiarazione di guerra. E una promessa: da questo pezzo di terra tutto quello che è musulmano sarà spazzato via. Moschee storiche comprese.

Da qualche giorno, su 200 bus di linea della compagnia israeliana Egged per le vie di Gerusalemme, sono comparsi mega poster che chiedono la costruzione di un terso tempio ebraico. La cosa particolare è che nel disegno di corredo, c’è la Spianata delle moschee senza le… moschee.

I poster sono stati commissionati da un gruppo di estrema destra chiamato Eretz Israel Shelanu (La nostra terra d’Israele), guidato dai rabbini Shalom Dov Wolpo e Baruch Marzel. “La moschea è lì solo provvisoriamente – ha tuonato Dov Wolpo – perché dovrà fare spazio alla costruzione del nuovo Tempio. Questo lo sanno sia gli arabi che l’amministrazione Obama”.

Poco più in là, a Gerusalemme Est (a maggioranza musulmana) non l’han presa proprio bene. Anche perché Gerusalemme, per i palestinesi, non è una città qualsiasi, ma “la” capitale.

(aggiornamento del 6 aprile: dopo oltre una settimana di esposizione, i poster sono stati tolti da tutti bus in cui erano stati messi)

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“Made in Lager”

La galleria degli orrori (in vendita) sembra non finire mai. Anzi, si alimenta di nuovi cimeli che riemergono dal passato. Come il sapone “made in lager” che un venditore canadese di oggetti storici – tal Abraham Botines di 73 anni – avrebbe intenzione di vendere nel suo negozietto di Montreal.

La cosa che fa orrore – ancora di più – è il fatto che Botines è di origine spagnola e soprattutto ebreo. Quando ha deciso di vendere il sapone prodotto nei campi di concentramento nazisti in Polonia, la comunità ebraica di Montreal non ha potuto far altro che criticare l’iniziativa chiedendo alla polizia canadese di verificare la composizione del materiale spacciato per sapone.

Un sapone che, almeno nei campi di concentramento, veniva fatto con il grasso umano degli ebrei uccisi. Dopo averne ricevute alcune barrette  – prodotte nel 1940 – da un soldato canadese della Seconda guerra mondiale, ora Botines intende vendere ogni pezzo a circa 300 dollari.

“Non voglio esaltare il Nazismo – si giustifica Botines -, ma conservare la memoria dell’Olocausto”. Anche se in passato il collezionista avrebbe tentato di rivendere – senza successo – il quantitativo al Museo dell’Olocausto di Montreal. Quanto all’accusa di rivendere prodotti fatti con grasso umano, il 73enne ammette: “Non posso garantire per la composizione effettiva del sapone”.

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Massima vigilanza

“Cari viaggiatori, quando andate in Israele, tenete sempre sott’occhio il vostro passaporto”. L’annuncio – insolito, ma attuale – arriva direttamente dal Foreign Office di Londra. Sul profilo dello Stato d’Israele, infatti, c’è scritto che i cittadini britannici è bene che non perdano mai di vista il proprio documento di viaggio. Altrimenti – è il messaggio sottinteso – potreste finire per partecipare, a vostra insaputa, al prossimo omicidio mirato da parte del Mossad (vedi alla voce: Dubai).

“I dati sensibili del vostro passaporto – spiega la nota – rischiano di entrare in possesso di persone che potrebbero poi utilizzarli per un uso improprio”. Massima attenzione – continua il Foreign Office – “ai passaporti non biometrici (quelli senza microchip, nda), perché sono quelli più esposti al rischio duplicazione e furto d’identità”.

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