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Un posto in Paradiso da 100 mila dollari. La strana asta su eBay di Ari Mandel

Ari Mandel, 30 anni (foto da Jewish Daily Forward)

Ari Mandel, 30 anni (foto da Jewish Daily Forward)

Un posto in Paradiso, il proprio, al miglior offerente. Per una cifra, minima, di 99 centesimi di dollaro. E tutto, rigorosamente, su una piattaforma pubblica: il sito eBay. Peccato che, qualche ora dopo, di quell’offerta non c’è più traccia. Così come nemmeno della pretesa di fare soldi con la religione. Perché il diretto interessato, ora, nega di aver fatto sul serio. E, anzi, spiega che si è voluto soltanto divertire.

Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi. Ari Mandel, 30 anni, è un ex seminarista di un collegio rabbinico. Vive a Teaneck, nel New Jersey, e giura di aver rispettato «in maniera meticolosa» tutti i precetti che la religione ebraica prevede per ogni fedele, «anche quelli meno conosciuti». Cosa che, pensa, gli dovrebbe garantire un posto in Paradiso. Certo, spiega, «negli ultimi tempi ho uno stile di vita più disinvolto».

Che fare quindi con il proprio biglietto di sola andato per la felicità eterna? Semplice, far partire un’asta su eBay. Prezzo base 99 centesimi di dollaro. Poche ore – e centinaia di offerte – dopo, il contatore tocca i 100 mila dollari. È a quel punto che eBay decide di chiudere la pagina. Non per la cifra, elevatissima. Ma per la violazione di una delle regole di base del sito: il bene in vendita deve essere “tangibile”. Niente più asta, quindi. Niente più posto in cielo.

Sui siti ultraortodossi e sui forum in molti discutono sulla proposta. Le critiche, sommate, sono molto più delle manifestazioni di interesse. «Stavo scherzando, non volevo fare sul serio», dice Mandel. «La cosa, a un certo punto, mi è sfuggita di mano», ammette al giornale online Jewish Daily Forward. Anche se, al momento dell’asta, non s’è fatto mancare i riferimenti religiosi per “giustificare” la sua proposta, a partire dal concetto di «Olam habah» (Il mondo che verrà).

Qualche bugia, a dire il vero, Mandel l’ha detta. E qualche omissione c’è pure stata. L’uomo ha abbandonato la comunità ebraica nello Stato di New York ormai sette anni fa. Ha un matrimonio fallito alle spalle e un bambino frutto di quell’amore. Ora è uno studente. E per guadagnare qualcosa fa il traduttore part-time.

© Leonard Berberi

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cultura

Il matrimonio ultraortodosso con 25 mila invitati

Una delle fasi del matrimonio nella comunità ultraortodossa di Gerusalemme (foto di Ronen Zvulun / Reuters)

Una delle fasi del matrimonio nella comunità ultraortodossa di Gerusalemme (foto di Ronen Zvulun / Reuters)

E’ stato uno dei matrimoni “più grandi e affollati” che Gerusalemme ricordi. Circa 25 mila ebrei ultraortodossi hanno preso parte alla cerimonia nuziale, questa settimana, del rabbino Shalom Rokeach, 18 anni – figlio del rabbino Tissachar Dov Rokeach – e Hannah Batya Penet, 19. Entrambi fanno parte di una delle più grandi dinastie d’Israele, quella dei Belz (hassidici). Il nome, Belz, è stato preso dalla città omonima in Ucraina, a pochi chilometri dal confine con la Polonia.

La celebrazione è finita verso le 4 del mattino ed è stata gestita con “rigore militare”, raccontano alcuni degli ospiti. Soltanto gli uomini hanno usato qualcosa come un milione di bicchieri di plastica e per gestire l’enorme flusso di persone gli organizzatori dell’evento hanno mandato tra la folla individui con megafono per dare le disposizioni. In contemporanea alcuni maxi-schermi hanno trasmesso in diretta il matrimonio. Come da tradizione, uomini e donne festeggiano in luoghi separati. In questo caso le ospiti hanno seguito l’evento a due chilometri di distanza dagli uomini. (l.b.)

Ecco alcune delle immagini dell’evento scattate da Ronen Zvulun per l’agenzia Reuters.

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attualità

VIDEO / Il documentario di National Geographic sulla questione israelo-palestinese

Pubblico, anche se con un po’ di ritardo, quattro filmati prodotti da National Geographic all’interno della serie “Conflict zone”. Le telecamere seguono Aziz Abu Sarah, un “educatore culturale” nato a Gerusalemme e un “emerging explorer” dell’emittente tv. Di seguito la sua introduzione e i filmati. Belle riprese, immagini ritmate, montaggio serrato. Ma, forse, troppo poco per inquadrare tutta la situazione oggi, nel 2013. Comunque da vedere. Buona visione! (l.b.)

Just over a year ago I started filming for a web series produced by National Geographic. My goal was to highlight the conflicting narratives and the different points of view while inspiring hope. As Obama is visiting the region, I no longer believe that he or other leaders will bring an end to this conflict. It must be people who lead the leaders. However, I have found that the majority of Israelis and Palestinians are indifferent and ineffective. Indifference is the greatest enemy to peace and justice. In this series, I try to understand why this conflict is still going on. I try to examine the narratives and perspectives. But most importantly I also explore the effect of interactions between the sides.

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