attualità, economia

Double step

Il presidente israeliano Simon Peres in tour (in bus) con gli imprenditori del Paese (Moshe Milner / Gpo)

Non basta avere il passaporto israeliano. Bisogna anche essere ebrei. Per lavorare. “Non è disciminazione intenzionale, ma la realtà dei fatti ci dice che nel mondo del lavoro gli arabo-israeliani sono svantaggiati”. Parola di Simon Peres, presidente d’Israele.

In un giro a Nazareth con le teste dell’imprenditoria del Paese, il capo dello Stato non ha usato mezzi termini. E ha detto quello che anche gli studi più recenti hanno dimostrato (e questo blog aveva raccontato con un reportage). A fronte di una popolazione che vede il 20% del totale composto da arabo-israeliani, nel mondo del lavoro solo 4 su 100 di questi che hanno un impiego nell’alta tecnologia e anche meno degli altri settori.

“Stiamo coltivando una generazione educata e talentuosa. Ma, allo stesso tempo, anche frustrata e amareggiata per la situazione”, ha detto Irit Tamir, portavoce dell’associazione Kav Mashve. E ha riportato alla memoria, in un solo colpo, il terrore del kamikaze fatto in casa.

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