A volte ritornano. Stavolta ancora più agguerriti. E, soprattutto, già alla prima giornata. I testimoni dicono di aver visto scene di guerriglia urbana. Altri aggiungono che non se ne può più e che la Polizia deve fare qualcosa al più presto.
Protagonisti, ancora una volta, loro: i tifosi del Beitar Jerusalem, una squadra che – negli ultimi anni – ha collezionato più notizie su attacchi razzisti che trofei e successi in campo. Colpa dei supporter, ovvio. Che, non contenti, si sono dati da fare – al di fuori dallo stadio – contro l’ennesimo obiettivo non israeliano ed ebreo. E già alla prima giornata del campionato di calcio.
A finire nel mirino, questa volta, è un dipendente di un McDonald’s di Gerusalemme. Sta pulendo i tavoli esterni del fast food quando gli si avvicinano decine di tifosi del Beitar. Ci mettono poco, gli hooligan in salsa israeliana, a capire che non stanno parlando con un ebreo, ma con un arabo. Ed ecco che inizia l’aggressione. E gli insulti: «Morte agli arabi!», «Maometto l’omosessuale» e «altri insulti che non si possono ripetere», spiega Shlomi Ben Dor, della polizia di Gerusalemme.
La scena viene filmata dalle telecamere di sicurezza della struttura. I poliziotti ora cercano di identificarli tutti, qualcuno l’hanno fermato, ma in molti temono che il lavoro non sarà per nulla facile. E mentre la Federazione di calcio israeliana cerca di prendere una decisione – l’ennesima – sul Beitar Jerusalem, scorrono le immagini di coda dell’aggressione: il dipendente arabo che cerca di salvare la pelle fuggendo all’interno del McDonald’s. Altri colleghi che cercano di reagire alle violenze. E i tifosi, non contenti, che lanciano sedie all’interno.
© Leonard Berberi