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Esce la biografia “controversa” di Ariel Sharon

Non è ancora uscito in libreria, è stato visionato solo da un paio di giornalisti, ma fa già discutere. Tanto che qualcuno ha iniziato a mettere in dubbio gli anni al comando dell’esercito e del Paese. La biografia di Ariel Scheinermann (più famoso con il cognome successivo, Sharon), l’ex premier israeliano in coma da gennaio 2006, uscirà nelle librerie dello Stato ebraico tra qualche giorno. Ma al suo interno ci sono notizie che rischiano di mettere in difficoltà anche i massimi dirigenti palestinesi.

Il libro (“Sharon – La vita di un leader”), iniziato da Ariel quand’era ancora in forze, è stato ultimato dal figlio Gilad «dopo aver affondato le mani in scatoloni di cartone pieni di appunti» del padre. Ci sono anche interviste a dirigenti politici – come l’ex presidente Usa George W. Bush e l’ex premier britannico Tony Blair – che cercano di contestualizzare meglio ogni momento storico.

Ed è proprio la contestualizzazione a creare imbarazzi. Il principale quotidiano del Paese, lo Yedioth Ahronoth, è stato l’unico a visionare la biografia in anteprima. E ha scritto che ci sono alcune «sorprese». Come un documento – o meglio: uno stenogramma – relativo a un incontro segreto (verso gli inizi del Duemila) fra Simon Peres, allora ministro degli esteri (ora presidente del Paese), e Abu Mazen, il leader palestinese in corsa per il ruolo di primo ministro e stretto collaboratore di Yasser Arafat, presidente dell’Anp.

Ecco, c’è scritto nel documento, che «se si sapesse di questo incontro, sarei un uomo morto»: sono le parole dette da Abu Mazen a Peres. E ancora: Abu Mazen avrebbe anche aggiunto che «Arafat non è una persona realistica». Gilad Sharon scrive che Peres aveva parlato con il leader palestinese di un vero e proprio piano per estromettere politicamente Arafat. Aggiunge anche che il padre ne era stato informato.

Il libro ripercorre anche le polemiche dell’estate del 2005. Quando Sharon decise di sgomberare gli insediamenti ebraici dalla Striscia di Gaza. Gilad racconta di essere stato lui stesso – già nell’ottobre del 2003 –, a consigliare al padre di mettere al sicuro i circa ottomila coloni che vivevano nell’area «perché nella Striscia non avrebbero avuto nessun futuro circondati com’erano da un milione e mezzo di palestinesi ostili».

C’è spazio anche per il massacro dei libanesi nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. Correva l’anno 1982 e in piena guerra del Libano, Ariel Sharon si sarebbe opposto alla costituzione della Commissione ufficiale di inchiesta sulle stragi. Lo stesso organismo che poi, alla fine, chiese e ottenne la sua rimozione dalla guida del ministero della Difesa per aver fatto entrare nei campi i falangisti e «per non aver previsto e impedito le stragi».

Dall’entourage di Abu Mazen hanno smentito le anticipazioni sul libro di Gilad Sharon. Ma da Gaza qualcuno ha iniziato a far notare che in quegli anni i rapporti tra l’attuale presidente dell’Anp e Gerusalemme erano fin troppo cordiali. Intanto sulla stampa israeliana sono comparse anche i primi commenti. «Se la versione di Gilad Sharon è vera, costituisce una macchia nella biografia di Sharon», è stato scritto in un editoriale pubblicato sul free press nazionalista “Israel ha-Yom” (Israele Oggi). «Viene fuori l’immagine di un premier populista flaccido, non di uno statista alla Ben Gurion, come invece amava presentarsi». Il diretto interessato non può ovviamente rispondere. Bloccato com’è da un letto d’ospedale e dai tubi che lo tengono in vita per non si sa ancora quanto.

Leonard Berberi

[Nella foto in alto, Ariel Sharon nel 1982 durante il conflitto con il Libano; più in basso la copertina del libro e il figlio Gilad, autore dell’ultima parte della biografia]

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Israele. In breve

Il presidente Shimon Peres visita Gilad Shalit
Il presidente d’Israele è andato lunedì 24 ottobre a Mitzpe Hila, il paesino al confine con il Libano, a salutare Gilad Shalit e i suoi famigliari. «Tu non hai proprio idea di quanto sia entusiasta di vederti qui, a casa tua, vivo e vegeto», sono state le prime parole del capo di Stato ultra-ottantenne al ragazzo di 25 anni. Peres ha cercato anche di incoraggiare il soldato: «Ora tutta la tua vita è davanti. Fatti forza e cerca di fare quello che non sei riuscito a fare negli ultimi anni». In mattinata, Gilad, s’è concesso una lunga corsa in bicicletta. Sorvegliato a distanza dalla polizia per evitare incontri spiacevoli o connazionali troppo entusiasti.

Lieberman: Abu Mazen è un ostacolo per i negoziati
A due giorni dalla ripresa di “colloqui di avvicinamento” fra israeliani e palestinesi, su iniziativa del Quartetto, il ministro degli esteri di Gerusalemme Avigdor Lieberman ha accusato il presidente dell’Anp Abu Mazen di rappresentare un ostacolo per la ripresa di negoziati. «Il vero ostacolo è lui», ha affermato Lieberman. «Chiunque venga al suo posto, sarà meglio. Ci dicono di continuo che Abu Mazen potrebbe ‘resituire le chiavi dell’Anp’. Allora che lo faccia, noi dobbiamo solo felicitarcene. Noi cerchiamo di mantenere la stabilità, mentre lui impedisce ogni soluzione negoziata fra noi e i palestinesi». Leader del partito di destra radicale Israel Beitenu, Lieberman ha ribadito di opporsi al congelamento dei progetti edili ebraici nei Territori, «e tanto più a Gerusalemme».

Israele-Egitto, intesa per scambio detenuti
Israele ed Egitto hanno raggiunto un accordo per uno scambio di detenuti. Lo rende noto l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu. L’Egitto accetta di liberare il cittadino israelo-americano Ilan Grapel mentre Israele rimetterà in libertà a sua volta 25 cittadini egiziani, fra cui tre minorenni. In un comunicato dell’ufficio di Netanyahu si legge che l’intesa è stata raggiunta grazie anche gli sforzi di mediazione prodigati dagli Stati Uniti, mediante la loro ambasciata al Cairo. Grapel, uno studente universitario di 27 anni, è stato arrestato mesi fa al Cairo dopo che i servizi segreti egiziani lo avevano sospettato di spionaggio. Israele ha sempre negato la fondatezza di tali sospetti. Ma nel clima di apertura creato nei giorni scorsi dallo scambio di prigionieri fra Israele e Hamas (attivamente mediato dall’Egitto) Israele ha accettato di liberare in cambio di Grapel 25 cittadini egiziani, fra cui tre minorenni. La loro identità non è stata rivelata ma a quanto pare si tratta di contrabbandieri.

Gerusalemme dona al Vaticano ulivo vecchio di 400 anni
Il Governo Israeliano e il Keren Kayemeth LeIsrael (Kkl) donano al Vaticano un albero di ulivo antico di 400 anni. La cerimonia di messa a dimora dell’ulivo centenario si terrà mercoledì nel viale degli Ulivi dei giardini vaticani. In occasione della sua ultima visita in Italia, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva promesso allo Stato Vaticano la donazione di un albero antico. Mantenendo così l’impegno, il Presidente Mondiale del KKL Efi Stenzler, ha avviato i preparativi necessari per il trattamento, l’imballaggio ed il trasporto del grande albero al Vaticano. L’ulivo centenario misura 2,20 metri di larghezza e 4 metri di altezza, ed è cresciuto sulle colline di Nazareth nella parte meridionale della Bassa Galilea, luogo sacro a caro alla cristianità.

(a cura di Leonard Berberi)

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Israele dà il via libera all’estensione delle colonie

La parola “fine” al processo di Pace avviato a settembre 2010 – ma mai decollato – l’hanno messa ieri gl’israeliani in una domenica fresca e nuvolosa di primavera. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa, Ehud Barak, hanno dato l’ok al progetto di estensione di quattro colonie ebraiche in Cisgiordania. Quasi in contemporanea, poi, il comune di Gerusalemme ha approvato una bozza sull’allargamento di un rione ebraico, Gilo, a Gerusalemme Est.

Il via libera arriva in un momento delicato per la diplomazia israeliana. Dopo una settimana di alti e bassi sul fronte internazionale. E un giorno prima della visita ufficiale del presidente Simon Peres a Washington, al cospetto di Obama. Quell’Obama che ha voluto a tutti i costi riprendere il tavolo dei negoziati tra israeliani e palestinesi.

Secondo la radio militare Barak starebbe per approvare i piani regolatori di quattro piccoli insediamenti in Cisgiordania: Rotem, Hemdat, Eshkolot e Nofim. Si tratta di progetti di carattere generale, che non includerebbero, per il momento, la costruzione di nuovi edifici.

Il quotidiano Haaretz e il giornale online Ynet scrivono poi che una commissione del municipio di Gerusalemme avrebbe dato l’ok all’estensione del rione di Gilo – nel settore est della città, oltre le linee di demarcazione in vigore fino alla guerra dei sei giorni del 1967 – con la costruzione di almeno 900 alloggi, di edifici pubblici e di un centro commerciale.

© Leonard Berberi

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