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Bus kosher anche a Tel Aviv. E’ polemica

Un bus della compagnia israeliana Connex

Il bus kosher fa breccia anche a Tel Aviv. La capitale economica d’Israele, la città che fa tendenza in tutto il Medio Oriente e il luogo dove i diritti civili sono all’avanguardia è oggi un nuovo avamposto dell’oltranzismo religioso. Così, dopo Gerusalemme, anche la Bolla – come viene chiamata Tel Aviv – avrà il suo mezzo di trasporto dove uomini e donne sono obbligati a viaggiare separati. Uomini avanti, donne dietro.

La linea numero 322 gestita dalla compagnia Connex è già operativa in alcuni quartieri ultraortodossi di Tel Aviv. Ma da quando esiste – cioè da pochissimi giorni – la polemica è montata e in molti chiedono che questo tipo di discriminazione non esista in nessun bus della città. “Un tempo era considerata la capitale israeliana dell’uguaglianza e della libertà”, scrive polemico il quotidiano Yedioth Ahronoth.

“Israele non è l’Iran”, urlano decine di cittadini. Si dicono arrabbiati con il ministro dei Trasporti, Yisrael Katz, a cui si chiede di rivedere la normativa. Le organizzazioni femministe sono sul piede di guerra, molti abitanti di Tel Aviv attaccano manifesti di protesta un po’ ovunque, ma da Gerusalemme arriva solo il silenzio.

Dura la presa di posizione di Yael Dayan, ex deputato del partito di sinistra Meretz e attuale presidente del consiglio comunale di Tel Aviv: “Chiederò ai passeggeri di boicottare la linea”. “Non può essere che una donna, anche se religiosa o ultraortodossa – ha detto Dayan – non comprenda il significato della separazione dei sessi in pubblico. Cosa faranno allora le coppie sposate che saliranno sul pullman? Dovranno presentare un certificato di nozze per potersi sedere vicine”.

Leonard Berberi

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Un fermata in tempo

Sono rimasti in silenzio per un po’. Chi curioso di sapere cosa sarebbe successo poi. Chi apriva libri di diritto per capire cosa si poteva fare. Poi, quando la proposta è diventata realtà e quando il ministero dei Trasporti ha dato il via libera ai bus segregazionisti a Gerusalemme (uomini e donne seduti in spazi differenti e ben separati all’interno dello stesso mezzo), in tanti si sono uniti e hanno dato via alla protesta.

I mehadrim lines, i bus kosher – come li ha battezzati qualcuno – sono sotto attacco. A Gerusalemme, Tel Aviv, Raanana, Holon, Beersheva, Tiberiade sono comparsi migliaia di mini-poster in bianco e nero che “avvisano” i passeggeri. Un’iniziativa – chiamata “A stop in time”, proprio come l’avviso che si trova all’interno dei bus – che spiega gli effetti che produce una normativa “kosher” nei trasporti pubblici.

“Questa fermata dei pullman è mehadrim-kosher”, c’è scritto nel foglio. “Gli uomini si siedono davanti, le donne e tutto il resto dietro”. Poi tante immagini che spiegano come sarebbe un bus di tipo mehadrim.

“Il fatto è che mentre a Gerusalemme la divisione è fatta per legge – dichiara allo Yedioth Ahronoth uno degli organizzatori – anche nelle altre città ci si sta comportando più o meno allo stesso modo: spesso le donne sono costrette a sedersi in fondo al bus perché costrette, sgridate o minacciete. Oppure sono loro stesso che ormai fanno così perché sta diventando una prassi”.

Da qui la richiesta al ministro dei trasporti, Yisrael Katz: “Lo invitiamo a revocare questa norma dei pullman segregazionisti o questo paese diventerà peggio di certe teocrazie islamiche”.

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