
Le lacrime durante i funerali ad Ashqelon di Jordan Bensemhoun, 22 anni, franco-israeliano ucciso a Gaza mentre combatteva nella Brigata Golani (foto di Tsafrir Abayov/Ap)
Sessantaquattro lapidi. Sessantaquattro famiglie straziate. Sessantaquattro gruppi di amici in lutto. Passerà come l’estate – l’ennesima – in cui Israele e Hamas si son fatti la guerra, in cui Gerusalemme e Gaza si sono bombardati a vicenda, ciascuno con il proprio arsenale a disposizione. Ma è anche l’estate in cui migliaia di persone hanno perso la vita. E se nella Striscia la contabilità è messa in discussione da più quotidiani, nello Stato ebraico il contatore è più preciso.
Sono sessantaquattro i soldati israeliani deceduti nell’incursione via terra su Gaza la notte del 17 luglio. Il primo a venire ucciso è stato Eitan Barak, primo sergente della Brigata Nahal. Vent’anni, di Herzliya, è stato dichiarato morto al Barzilai Medical Center di Ashqelon il 18 luglio. Dopo di lui l’elenco s’è allungato giorno dopo giorno. Portandosi via due diciottenni, cinque diciannovenni, diciotto ventenni. L’ultima vittima è Hadar Goldin, 23 anni. Originario di Kfar Saba, ufficiale della Brigata Givati, è sparito nel pieno della prima tregua, il 1° agosto, nella Striscia. A decretare la sua morte, qualche giorno dopo, è stato il rabbino militare. Ma il suo corpo non è stato ancora trovato.
Nell’immagine qui sotto ho raccolto tutte le foto, i nomi e le età dei militari uccisi. Li ho elencati secondo il giorno in cui sono morti. Dal primo all’ultimo. Perché per capire la guerra – o provare almeno – bisogna guardare in faccia le sue vittime. E accorgersi che non ci sono più. Se non in queste istantanee. Nei loro profili Facebook che presto spariranno o diventeranno proprietà dei loro famigliari o vicini. E nei ricordi di genitori, fratelli, parenti e amici.
© Leonard Berberi