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Gli Editors controcorrente: suonano a Tel Aviv e si divertono pure

Messaggio numero uno: «Popolo e vertici politici non sono la stessa cosa». Messaggio numero due: «Suonare in un paese non vuol dire dare l’endorsement al governo che lo guida». Messaggio numero tre: «Qui a Tel Aviv abbiamo fatto uno dei concerti più belli e memorabili della nostra carriera».

Gli Editors contro le band che hanno boicottato Israele dopo il blitz sulla nave? Non proprio. Ma il messaggio – anzi: i messaggi – che il leader della band di musica indie, Tom Smith, ha scritto sul sito del gruppo non lasciano molto scampo ad altre interpretazioni.

CONTROCORRENTE / Gli Editors, nonostante l'ondata di boicottaggi da parte di altri musicisti, hanno deciso di suonare lo stesso in Israele. E si sono pure divertiti

Loro, gli Editors, la performance in Israele l’hanno fatta. Al “Barbie Club”, il locale in cui si sono esibiti, c’era il pieno di persone. E loro, i musicisti, si sono pure divertiti. «Grazie Tel Aviv per la bellissima serata – continua Smith -, una di quelle che resterà a lungo impressa nella nostra memoria».

«Quando i Pixies hanno deciso di cancellare il loro show al PicNic, abbiamo discusso a lungo su quello che era giusto fare o non fare – ammette il leader del gruppo –. Ma la risposta era semplice: andare a suonare in un Paese non voleva dire dare il proprio assenso al governo in carica. Del resto, i nostri show nel Nord America, durante l’era Bush, non volevano dire essere d’accordo con l’invasione dell’Iraq».

Quindi la stoccata ai musicisti che hanno cancellato le loro date israeliane: «Con tutto quello che è successo nelle ultime settimane, la cosa più facile da fare sarebbe stata quella di annullare i concerti nello Stato ebraico, far passare del tempo e cantare una volta che del Paese non si parlava più all’estero».

«Ma stasera – conclude Smith – con noi hanno cantato mille persone, mille persone che credono e sperano nella pace. Grazie Tel Aviv, speriamo di vedervi ancora e presto».

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