
Una rarità. Eyal Golasa con la maglia laziale appena arrivato a Roma. Ma questo scatto rischia soltanto di aizzare di più la curva di destra dell'Olimpico
Niente maglia celeste. Niente tifosi da ri-educare. Niente calcio italiano. Niente di niente. Eyal Golasa, israeliano, appena maggiorenne e giocatore del Maccabi Haifa è tornato a casa.
Vuoi per il papà: “Se se ne va davvero è un disonesto, perché prima c’è l’interesse dello Stato, poi quello personale”. Vuoi per la tifoseria biancoceleste: “Come faranno i sostenitori di ultradestra ad accettare un ebreo?”, si chiedevano i giornali israeliani. Vuoi per la reazione stizzita dei biancoverdi di Haifa: “Golasa è stato male indirizzato dai suoi consiglieri. Per questo ha presentato le sue scuse – che sono state accettate – e aiuterà il Maccabi a crescere”.
Tant’è: Eyal Golasa resta dov’è. Almeno fino al 2011, anno in cui termina il contratto vincolante con la formazione israeliana. E la Lazio? “Noi lo aspettiamo entro lunedì – tuona patron Lotito – e se non si presenterà i nostri legali valuteranno tutte le iniziative legali del caso”. A partire dal reclamo alla Fifa che potrebbe squalificare il giocatore.
Più che un pasticciaccio calcistico italo-israeliano, il trasferimento con ripensamento rischia di diventare un banco di prova dei rapporti tra tifoserie estremiste e società perseguitate nella Storia.
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